16 November 1942 - Il Fratellino / Little Brother
Rovigno, November 16 1942
Today I started to write an entry but I couldn’t decide what topic to describe. I asked for advice from mamma, but being busy, she didn’t pay attention to me. Then, my little brother Ruggero said, "write about how I didn’t want to go to school and the teacher wrote in my notebook – Little rascal,” and other silly things that happened at school and home.
Rovigno, 16 novembre 1942
Oggi mi accinsi a scrivere la cronaca ma ero indeciso sull’argomento da trattare. Chiesi consiglio alla mamma, ma, essendo essa affaccendata, non mi diede retta. Allora il mio fratellino Ruggero mi disse: <<Scrivi di me che non ho voluto andare a scuole e che la maestra mi ha scritto sul quaderno – Piccolo birbante . . . .>> e altre monellerie simili commesse a casa e a scuola.
Se io potessi trascrivere il suo discorso filo per segno e se potessi, nello stesso tempo, mostrarvi il suo sorrisetto malizioso, la mia sarebbe la più bella cronaca del mondo. Ma, non potendo far ciò, mi accingerò a parlarvi di questo mio fratellino che ha cinque anni.
If I could transcribe his chatter line by line and if I could, at the same time, show you his malicious little smile, my journal would be the best in the world. But, unable to do that, I will begin to tell you that this little brother of mine is five years old.
Egli sa già leggere e scrivere ed è il più bravo della classe; ma ciò non toglie che egli sia il più birichino del mondo. Papà e mamma, e perfino la maestra, gli perdonano le sue marachelle. Anch’io lo perdono volentieri ma, quando perdo la Santa Pazienza gli dà qualche scapaccione energico. Allora lui si mette a gridare come un’oca spellata, malgrado i miei inutili tentativi di calmarlo per paura degli scapaccioni materni. Ma lui, capita l’antifona, si mette a gridare come un ossesso finché non accorrono mamma spaventata, papà arrabbiato e la nonna commossa.
Comincia un pandemonio: chi mi sgrida di quà, chi mi si sgrida di là, mentre quell’ossesso di mio fratello grida come una gallina a cui si tira il collo. Io piango dalla rabbia . . . . ma dopo dieci minuti la mamma a ci trova a far le barricate con le sedie della camera da pranzo. Allora essa prende il battipanni, un po’ sul serio, un po’ per finta, e minaccia di bastonarmi.
Ma Ruggero grida: <<No! No! Non voglio che tu bastoni il mio caro Franco!>> e la mamma scoppia a ridere.
He already knows how to read and write and is the best in his class; but without kidding he is the biggest rascal in the world. Papa and mamma, and perhaps the teacher, pardon him his mischiefs. Even I easily forgive him, but when I lose my patience, I give him a few energetic smacks. Then he screams like a skinned goose, despite my futile attempts to calm him in fear of maternal smacks. But he, reading between the lines, screams like someone possessed, until they rush in, a panicked mother, an angry father, and an upset grandmother.
The pandemonium begins: someone scolds me here, someone scolds me there, while that crazy brother of mine screams like a chicken whose neck is being wrung. I cry from frustration . . . but after ten minutes mamma tries to make forts with the chairs from the dining room. Then she takes the rolling pin, a little seriously, a little jokingly, and threatens to hit me.
But Roger screams, “No! No! I don’t want you to hit my dear Franco!” and mamma explodes with laughter.